Razzismo e violenza sono veleni. Fanno male e prendono a
bersaglio anche chi non si conosce. Ma avvelenano anche la vita di chi pensa
che siano una soluzione. Bisogna provare a interrompere una catena di odio
montante che arriva a giustificare chi spara. Sparare è un crimine. Sparare
contro chi nemmeno si conosce è tentata strage avvelenata da razzismo che
sfigura fino all'insensatezza.
Allora, su HuffingtonPost di oggi, avanzo una proposta: decidere
e rendere noto che quando immigrati, profughi o richiedenti asilo vengono
fatti oggetto di attacchi contro la persona come a Macerata, questo diventa un
titolo aggiuntivo - senza automatismi, sempre valutando la storia e la persona
- per ottenere eventualmente un permesso di soggiorno regolare. Per motivi
umanitari, che si aggiungono a quelli della richiesta iniziale.
Chiunque
attacca un immigrato perché vuole mandarlo via, deve sapere dunque che rischia
di dare un titolo in più, con quella violenza, per ottenere un permesso di soggiorno.
E i richiedenti asilo che abbiano commesso nel frattempo reati? La giustizia
farebbe ovviamente il suo corso. E, se si trattasse di reati contro la persona,
si potrebbe perdere il diritto al ricorso in tribunale in caso di rifiuto di
richiesta di asilo in prima istanza.
E’ un’idea su cui ho riflettuto alla luce dei fatti
di Macerata e che si è consolidata dopo aver visitato, martedì, all’Ospedale
provinciale della città, Kofi e Jennifer, le due persone ferite ancora
ricoverate, curate con grande attenzione dai sanitari che mi hanno accompagnato
nella visita insieme ai responsabili del sociale della Prefettura. Ferite
aperte ma anche circondate da professionalità e calore.
Kofi e Jennifer sono la migliore
risposta all'ondata di odio e di violenza di cui sono diventati, con altri
quattro profughi, il bersaglio. In loro non c’è alcun rancore, alcuna voglia di
rivincita. C’è invece bisogno di amicizia e perdono per chi, senza conoscerli,
voleva ucciderli perché neri.
Mi auguro che le loro domande di
asilo vengano accolte al più presto, per motivi umanitari. Sarebbe un
investimento sulla convivenza, e un modo di accelerare la guarigione di
terribili ferite, per un'intera città come Macerata, capace anche di grande
accoglienza.