Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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martedì 3 ottobre 2017

Mai più un'altra Lampedusa. Un errore politico e una carenza di etica politica non fare la legge sullo ius soli: alla Camera Ap l'aveva votata



Il 5 ottobre 2013, due giorni dopo il naufragio, ero a Lampedusa con l’attuale Presidente della Camera Laura Boldrini e altri cinque colleghi deputati. Siamo arrivati all’aeroporto di Lampedusa, in un hangar c’erano i corpi, i resti di quanti vennero recuperati dal fondo del Mar Mediterraneo.

E’ una cosa che non si può dimenticare. Li stavano preparando per essere sepolti, alcuni corpi erano ancora come quando erano stati recuperati, altri erano già stati ricomposti in vista della sepoltura. Sono stato fra i primi a sapere quanti ancora ne mancavano.

Mentre visitavo il campo, ho parlato con alcuni sopravvissuti. Con loro, faticosamente – qualcuno parlava inglese, c’erano degli eritrei – è stato possibile ricostruire che avevano impiegato circa due anni per arrivare a Lampedusa.
O per morirci davanti.
Erano partiti dall’Eritrea ed erano arrivati a Khartoum, in Sudan. Ci erano rimasti per quasi un anno: uomini, donne, giovani. Avevano bisogno di guadagnare per poter continuare il loro viaggio della speranza, e per fare i soldi, a Khartoum, si rischia di diventare schiavi. O le donne rischiano di diventare schiave.
Poi, un altro anno di viaggio, un altro percorso fino alla Libia, a Misurata dove si erano imbarcati.

Due anni di vita e 2.000 dollari.

Per fare un viaggio così lungo per andar via - ed è un viaggio in cui l’intera famiglia investe tutto ciò che ha - rischiando anche di essere ridotti in schiavitù, bisogna avere dietro di sè guerra, persecuzione, fame. Nessun futuro. Dunque, a chi sostiene che i migranti bisogna aiutarli a casa loro, io controbatto: quali case loro? C’è la casa loro? C’è la casa loro in Siria? In Iraq? Molti distinguono fra profughi e migranti economici. Ma quando si è disposti ad accettare un rischio di questo genere, vuol dire che c’è una ragione insopportabilmente pesante per dover andare via.

Questo racconto ha molto a che fare con ciò che accade in Italia di questi tempi. Dal naufragio di Lampedusa a oggi, il discorso pubblico ha insistito sul fatto che dobbiamo stare attenti, che arrivano in troppi. Ecco allora alcuni elementi per fare chiarezza.

Quasi un milione di ragazzi. Italiani di fatto

La legge sulla cittadinanza non riguarda i profughi. Riguarda i bambini nati in Italia o che studiano o hanno studiato in Italia (che, cioè, frequentano ininterrottamente per cinque anni la scuola dell’obbligo o hanno un diploma o una laurea: studi completati in Italia), figli di almeno un genitore con il permesso di soggiorno permanente nel nostro paese. Per ottenerlo, bisogna aver abitato in Italia per più di cinque anni.

La legge sulla cittadinanza è dunque rivolta ai figli di queste persone: quasi un milione di bambini e ragazzi che nascono in Italia, conoscono solo l’italiano e, nella maggioranza dei casi, in 18 anni non hanno nemmeno mai visitato il paese di origine del proprio genitore.
Chi sostiene che con questo provvedimento i migranti saranno incentivati a venire in Italia per farsi riconoscere come italiani o che le mafie stanno mettendo sui barconi le mamme incinte per farle partorire in Italia, dice consapevolmente cose che non rispondono al vero. Fake news.
La stessa cosa vale per chi afferma che si naturalizzano persone non integrate e quindi futuri terroristi. E’ invece chiaro che tenere in un limbo queste persone per 18 anni, tutto il tempo della formazione dell’identità, lascia nella marginalità e allontana l’integrazione.
Ma costoro parlano spesso sui giornali, in televisione, sui social media.
Io sono convinto che quello sullo ius soli temperato e lo ius culturae sia un provvedimento di civiltà. Non fare cose giuste come questa legge per paura della Lega è un errore politico e una carenza di etica politica. A Montecitorio Angelino Alfano e Maurizio Lupi l'avevano votata ma ora hanno deciso diversamente.

Né un deficit, né troppi
C’è chi afferma che riconoscere troppi nuovi italiani sarebbe un deficit per l’Italia. Gli immigrati regolari nel nostro paese sono 5 milioni: lavorano e pagano le tasse. A ben vedere, c’è meno evasione fiscale tra gli immigrati regolari in Italia che tra gli italiani. Al netto delle spese per la sanità e per l’istruzione, gli immigrati regolari in Italia versano ogni anno in contributi nelle casse dello Stato circa 3 miliardi e mezzo. Dunque non costituiscono una passività, ma un guadagno.
Alcuni pensano che, se paghiamo per la loro sanità, non rimane molto per gli italiani. Non è così: sono 3 miliardi e mezzo in più che loro pagano per tutti.

C’è chi dice poi che nel nostro paese arrivano troppi migranti. Per capire che non è così basta considerare la situazione del Libano: un paese con 4 milioni e mezzo di abitanti che ospita un milione e mezzo di profughi. In proporzione, è come se in Italia ne contassimo 20 milioni. Ma da noi, in questa fase, ne arrivano circa 180mila all’anno. Tutto fuorché un invasione.

Va poi considerato che l’Italia è il secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, che vanta la speranza di vita più lunga del mondo, e avrebbe bisogno di 250mila nuovi italiani all’anno per rimanere competitiva con paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna. In media, i lavoratori italiani sono più vecchi.
Senza l’aiuto delle migrazioni, come farà allora l’Italia a essere competitiva come gli altri?

Io credo che noi dobbiamo imparare a gestire il fenomeno. Per una questione che è strutturale usare la parola “emergenza” è sbagliato. Non abbiamo a che fare con un’emergenza. Nel mondo si contano 65 milioni di profughi forzati, 250 milioni di migranti. Si stanno spostando intere popolazioni.
E’ il mondo che cambia.

Allora, a una situazione del genere bisogna vedere come dare una risposta strutturale e non una risposta emergenziale. Altrimenti si sbaglia.
Noi possiamo e vogliamo gestire questo processo con la testa e con il cuore.
Integrazione e sicurezza. Restando umani


Intervento all’incontro “A quattro anni dal naufragio di Lampedusa. Migranti: sfide per l’Europa”, che si è tenuto oggi presso la Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati.