La
legge sullo ius soli temperato e
sullo ius culturae va approvata, è una legge di civiltà. Io credo, e spero, che
non ci troviamo di fronte a uno stop definitivo. Non dobbiamo mischiare
l’approvazione di un provvedimento importante come questo, che aumenta la
sicurezza in Italia e riduce il gap tra la realtà – cioè ragazzi che sono nati
in Italia, vivono in Italia, resteranno in Italia, hanno studiato in Italia, si
laureano in Italia, hanno il loro progetto di vita in Italia – e una ridotta
base di diritti, con questioni elettorali come le consultazioni siciliane o il
dibattito, a volte scomposto, sulla questione sicurezza-insicurezza legata ai profughi.
I due temi non c’entrano nulla l’uno con l’altro e io credo che, esattamente come alla Camera c’è stata per lo ius soli una maggioranza significativa, c’era un impegno anche da parte del Centro di conservare al Senato il testo approvato a Montecitorio, dove è stata tolta la parte sulla revisione del percorso di cittadinanza per gli adulti.
Io ero firmatario anche di quella parte e anche il Partito Democratico ha accettato di stralciare il percorso della cittadinanza degli adulti per un accordo stringente: conservare l’equilibrio costruito alla Camera, senza la parte relativa agli adulti, proprio per dare cittadinanza a questi ragazzi, a questi bambini, a questi amici dei nostri figli che vanno a scuola e nelle stesse scuole.
E
quindi io mi auguro che si aprirà un varco, che arrivi un momento al Senato per un
voto saggio che dia questo diritto agli italiani e ai nuovi italiani.
Del
resto sono più di cinquecento giorni che la legge è stata approvata a
Montecitorio. Poteva essere approvata da tempo. La ricerca sempre del momento
migliore a volte non è una scelta saggia. Oggi va tolta la possibilità che
qualcuno voglia usare questa legge o per creare nuove maggioranze in vista
delle future elezioni – e lo dico a sinistra – o per mettere in crisi il
governo – e lo dico per tutti quanti. Questo provvedimento deve essere votato
per quello che è: una necessità per gli italiani.
E vanno
fatti con attenzione i conti di chi potrà votare a favore. La trattativa non
deve essere una trattativa politica sull’intero quadro. Se ci sarà necessità
della fiducia, ovvero di due fiducie – nel caso saranno quattro voti perché ci
sono cinquantamila emendamenti, quindi bisognerà trovare prima una votazione
sugli emendamenti e poi una votazione finale sul testo - io credo che debba essere
una fiducia tecnica sul provvedimento e non una fiducia che mette in
discussione o la maggioranza di governo o la futura alleanza per le prossime
elezioni.