Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

venerdì 28 luglio 2017

C'è un'epidemia di perdita di memoria. I vaccini sono necessari. Oggi abbiamo votato una pagina importante della sanità pubblica



Medioevo prossimo futuro. L’eccesso di informazioni, male utilizzato, può creare fantasmi. Nel tempo dell’auto che si guida da sola, si possono preferire gli untori alla scienza, il pregiudizio al giudizio.
Se i padri della nostra Repubblica, De Gasperi, Nenni, Togliatti, Einaudi, , i grandi scrittori e giornalisti che hanno raccontato l’Italia del repubblicana, gente come Montanelli, Pavese, Bocca avessero visto l’Italia e il dibattito in questo Parlamento sui vaccini avrebbero pensato di avere sbagliato Parlamento e Paese. O pianeta. Sapevano bene, loro, che cosa era l’Italia in cui si moriva di malattie infettive prima delle vaccinazioni di massa.
Lo sapeva bene Nelson Mandela che i vaccini gratis per tutti i bambini sono una benedizione e non una maledizione. Sognava un continente libero dal bisogno, e il primo bisogno è non morire di malattie che possiamo sconfiggere per sempre. Grandi sogni. Qui, invece, sogni piccoli. Il massimo a volte sembra l’Antitrust, del cui lavoro siamo grati, ma non è un sogno.
C’è una epidemia di perdita di memoria. C’è  una spaccatura generazionale, che spinge una parte di questo Parlamento, del Paese, del mondo occidentale, verso il sogno di “vaccini à la carte”: questo sì, questo no, questo quando me la sento, questo quando servirà. Come se la prevenzione si dovesse fare quando le cose sono già accadute. Libertà di scelta e di coscienza contro obbligatorietà?
“L’uomo nel benessere non comprende, è come gli animali che periscono”, dice un testo antico, il Salmo 49,13.
Oggi in Italia e in Occidente la mortalità per malattie infettive, soprattutto anziani e malati cronici, pazienti affetti da patologie che indeboliscono il sistema immunitario, è del 2 per ogni centomila abitanti. Erano 280 ogni 100mila abitanti nel 1926, più o meno quando nasceva mia madre: 140 volte di più. Erano quasi 150 nel 1946, quando si insedia l’Assemblea Costituente. 75 volte di più di oggi quando la Costituzione è stata scritta, assieme al  più citato in questi giorni dei suoi articoli in quest’aula e in Commissione: l’art 32, al secondo comma, dove si dice che la salute è un bene individuale. Ma pochissimi, come l’onorevole Binetti, hanno citato il primo comma dello stesso articolo, quello che dice che la salute è un bene e un interesse di tutta la comunità nazionale, della collettività.
In Italia le prime vaccinazioni obbligatorie, almeno per l’antivaiolosa, erano cominciate nel 1888, e poi nel 1930 con l’anti-difterica.
Eppure una copertura significativa arrivò, per entrambe, solo negli anni ’60, quando furono rese obbligatorie anche le vaccinazioni anti-tetanica e anti-poliomielitica. Come sappiamo, nel 1981 fu abolita l’anti-vaiolosa perché il mondo è riuscito a eradicare quella malattia dopo secoli l’anno precedente, e l’obbligatorietà, dieci anni dopo è stata estesa alla vaccinazione contro l’epatite B.
Dov’è lo scandalo sul tema dell’obbligatorietà, visto che la Costituzione è la stessa? Lo sappiamo: era stata rimossa, l’obbligatorietà, nel 1999, grazie agli splendidi progressi nella copertura della popolazione rispetto alle grandi epidemie e rischi mortali individuali, nel senso che era stato rimosso il divieto di ingresso a scuola. Invece adesso, anche a causa di mancati progressi o cali indesiderati sul terreno della copertura della popolazione, non solo in Italia, ma in Europa, nel mondo occidentale, nel mondo tutto, questo Parlamento voterà un decreto legge, profondamente rivisto e migliorato in senato – anche se avremmo potuto contribuire ulteriormente, solo ne avessimo avuto il tempo qui alla Camera, dove abbiamo dedicato più di 20  ore di discussione e votazioni.
Chi ha qualche anno in più qui, o chi preferisce l’evidenza scientifica alle voci e alle mode, lo sa bene. I vaccini sono una grande arma di emancipazione dell’umanità dalla malattia e dalla morte. 
Abbiamo ascoltato in Commissione, sui giornali, in piazza, che i vaccini sono utili ma che non ce n’è davvero bisogno. “Caso mai fatelo agli altri, non a mio figlio”. I vaccini servono a proteggere, sì, i nostri figli, ma soprattutto i figli degli altri, i bambini così piccoli che non possono ancora essere vaccinati e che se non sono protetti da un “gregge” di vaccinati non possono resistere al contagio.

Ma c’è un’altra storia, quella che racconta Margaret Chan, alla guida dell’OMS e che dice: “ I vaccini hanno impedito almeno 10 milioni di morti tra il 2010 e il 2015, e molti altri milioni di vite sono state protette dalla sofferenza e dalla disabilità associata a malattie come la polmonite, la diarrea, la pertosse, il morbillo, la poliomielite”. Lo dico alle tante mamme, ai miei amici, preoccupati della tossicità. I vaccini sono farmaci: la loro tossicità è inferiore a quella di qualunque altro farmaco, anche se esiste la possibilità di eventi avversi, di varia intensità, un caso su un milione conseguenze anche letali. Ma l’aspirina ha molte più controindicazioni. Ogni farmaco ha controindicazioni in misura maggiore di qualunque vaccino. Gli antibiotici presi male come si fa in Italia creano resistenze a infezioni facili da combattere ancora ieri e mietono 4-5000 vittime all’anno per complicazioni. Tutti gli altri farmaci hanno portano più rischi dei vaccini, assieme a dei grandi benefici. Questo non porta la nostra società a non somministrare e a non assumere farmaci, anche se l’uso deve essere consapevole, accompagnato, solo quando indispensabili..

Ho incontrato famiglie che hanno subito dei danni da vaccino, altre che credono di averne ricevuto un danno. I casi accertati sono pochi, ma anche una sola famiglia danneggiata merita il nostro rispetto, accompagnamento, risarcimento se del caso. Ma questo non può diventare una idea, impraticabile, come quella di “esami pre-vaccinali” prima di ciascuna vaccinazione, perché in pratica non esistono esami appropriati per tutto e chi lo sostiene illude.
Mi hanno chiesto: “Ma se mio figlio ha già avuto quella malattia perché si deve prendere quel vaccino dentro l’esavalente, la tetravalente?”. L’ISS, la sanità pubblica mondiale ci ricordano che per chi già è vaccinato è come un richiamo, e comunque di meno che l’esposizione a qualunque malato di morbillo o di varicella o rosolia, per uno già vaccinato e immunizzato. La comunità scientifica ci ha spiegato molte volte che fare somministrare più vaccini insieme aumenta la copertura della popolazione, con meno richiami, meno iniezioni, meno shock ripetuti, meno rischi di saltare i richiami. E che questo ha una tollerabilità più alta anche di tante somministrazioni singole. I vaccini monovalenti non vengono in pratica più prodotti. La spesa complessiva per i vaccini sulla spesa farmaceutica in Italia è solo il 2 per cento, Avviene anche a livello mondiale. Per questo a causa dei margini di guadagno più ridotti grandi farmaceutiche mondiali hanno abbandonato la ricerca sui vaccini negli ultimi anni e solo 4 sono rimasti i produttori mondiali. Perché accadrebbe se fosse un mercato sicuro e tanto redditizio? Lo dico perché si è diffusa l’idea che ci possa essere qualcosa di strano dietro alla scelta della obbligatorietà, per favorire il mercato e non le persone.

I vaccini servono, sono necessari. Chi non vaccina il proprio figlio mette a rischio la vita del figlio di un altro che magari, per motivi di salute, non può vaccinarsi. Mette a rischio i più fragili degli altri. E’ una libertà che dobbiamo rispettare in maniera assoluta? L’Italia dà gratuitamente a tutti i propri cittadini le vaccinazioni che liberano noi  e i nostri figli e le generazioni di domani da incubi di massa. Dobbiamo esserne orgogliosi.

Dite: non c’era bisogno di obbligatorietà, basta più comunicazione e più informazione, come in Veneto: ma anche in Veneto il tasso di vaccinazioni era sceso più che in altre parti d’Italia e solo da un paio di anni la tendenza si è capovolta, dopo un grande sforzo.

Si è detto, perché cambiare? In fondo se alcuni erano già raccomandati? In realtà, le stesse parole dal 1999 a oggi hanno cambiato significato. Vaccini obbligatori e vaccini raccomandati. Ma obbligatori senza sanzione sono diventati raccomandati e utili, nella convinzione degli italiani. E quelli raccomandati sono stati percepiti come non necessari o inutili. Invece sono tutti utili e alcuni indispensabili e necessari. Di qui l’urgenza. E questa legge è un atto coraggioso e tempestivo. Per questo lo sosteniamo convinti come gruppo Democrazia Solidale-Centro democratico.
Lasciamo da parte i “no vax”, le favole antiscientifiche, chi ancora continua a dire che i vaccini creano l’autismo. Gli attori e tanti altri famosi che parla di nazismo quando si parla di obbligatorietà. Voglio parlare a tutti gli italiani che sono incerti, perché ne hanno sentite tante e confuse.

In una società che rischia un’eterna adolescenza qualche obbligo può fare bene, aiuta a vivere meglio e a riorientarsi, a capire la differenza tra quello che fa bene e quello che fa male. Vale per la cintura di sicurezza, per il divieto di fumo nei locali pubblici e negli uffici, per l’uso del telefonino in macchina, per il casco in moto. Obblighi utili. In un mondo ideale non servirebbero, ma servono.
Anche la Germania ha appena introdotto una multa di 2500 euro se un bambino non è vaccinato contro il morbillo. La California ha introdotto nel 2015 l’obbligatorietà per 9 vaccini e il divieto di ingresso a scuola, dopo 100 casi di morbillo tra Stati Uniti e Messico per un focolaio di morbillo a Disneyland.

In Italia più di 3700 casi di morbillo segnalati dall’inizio dell’anno: con il 40 per cento di ricoveri in ospedale, e la discesa all’87 per cento della copertura nazionale mentre dovevamo ormai essere vicino al 100 per cento. Sono questi i fatti che rendono necessarie decisioni di sanità pubblica. In Italia, ad esempio, secondo i dati dell’Ocse, è più alta la copertura contro difterite, tetano e pertosse, contenuti nell'esavalente di fatto già obbligatoria. Ma la soglia di tranquillità assoluta, ci dice l’OMS, deve essere il 95 per cento e a quella dobbiamo arrivare. In maniera uniforme, sul territorio nazionale. Se diciamo 87 per cento vuole dire che da qualche parte è 75 e da un’altra 95. Il contagio non guarda la media. I nostri figli vivono in luoghi reali, non nella media.

La Francia ha annunciato di volere fare della obbligatorietà dei vaccini il perno di una nuova fase di sanità pubblica. L’Australia ha reintrodotto l’obbligo vaccinale. Il mondo si sta interrogando, perché è un problema planetario.

Questo provvedimento ha trovato una larga maggioranza. Poteva forse avere un iter meno drammatico che poteva aiutare a smussare paure e a limare il testo, ma il testo finale ha tenuto largamente conto di chi era preoccupato si potesse ledere la potestà genitoriale, o che fosse troppo drastico, sproporzionato, con i 12 vaccini obbligatori del testo iniziale.

Ma non c’è una ricetta buona per tutti o per sempre. E’ molto saggia la norma che fra tre anni chiamerà il parlamento e il Ministero della Salute a valutare se l’obbligatorietà debba rimanere o vada cambiata per alcuni dei vaccini. Tutto è perfettibile. Fa parte dell’evidenza scientifica.

Un mondo sazio di vantaggi della medicina ha creduto di potersi giocare tutta la critica a questo decreto su una parola chiave: libertà. Così si illudono e si tradiscono tanti.
Oggi votiamo una pagina importante della sanità pubblica, per la salute delle generazioni che verranno.



Testo integrale della dichiarazione di voto finale sul decreto legge Vaccini alla Camera dei Deputati (anche in video)