Bene l’incardinamento della legge sullo ius soli al Senato dopo oltre un anno e mezzo. Adesso però si deve approvare in tempi brevi: è una fondamentale conquista di civiltà. I quasi 50mila emendamenti che si prospettano con gli algoritmi ostruzionistici della Lega e i toni esagitati purtroppo producono solo incidenti: a questo proposito tengo a esprimere la mia solidarietà alla Ministra Fedeli.
Il via libera
definitivo a questa legge consentirà a ormai quasi un milione di ragazzi nati o
cresciuti nel nostro paese da genitori stranieri di avere il riconoscimento di
qualcosa che già è. Sono ragazzi italiani a tutti gli effetti: compagni di
scuola dei nostri figli, hanno i loro stessi sogni, parlano la nostra lingua e
condividono la nostra cultura, ma c’è chi vuole farli restare nel limbo nel
quale sono confinati dalla paura e dai calcoli politici.
E’ un lavoro partito
nel 2003 con la prima proposta di legge sullo ius soli e sullo ius culturae
nata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla mobilitazione delle varie realtà
associative in tutta Italia. Non si è mai interrotto fino all’approdo in
Parlamento. In questa legislatura ho ripresentato, come altri Gruppi, un
disegno di legge che teneva conto delle riflessioni e dell’esperienza di un
decennio. Lo ius soli è diventato “temperato”, non assoluto, non automatico. Un
lavoro ben fatto in Commissione Affari Costituzionali insieme al Governo e al
ministero dell’Interno ha permesso di arrivare a un testo base e poi al via
libera a Montecitorio.
Chi, pensando di
restarne fuori, ha annunciato il voto di astensione, come il Movimento Cinque
Stelle, con la motivazione curiosa che bisogna aspettare un pronunciamento
europeo su una questione che riguarda gli immigrati, parla di una cosa che non
esiste e confonde anche i propri aderenti: non si tratta di una legge sui
profughi, ma per i bambini nati in Italia e che studiano in Italia. L’Europa su
questo non c’entra proprio niente