Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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giovedì 15 giugno 2017

Bene l’incardinamento della legge sullo ius soli al Senato. L’unico modo di rispondere a proteste incivili è approvarlo immediatamente



Bene l’incardinamento della legge sullo ius soli al Senato dopo oltre un anno e mezzo. Adesso però si deve approvare in tempi brevi: è una fondamentale conquista di civiltà. I quasi 50mila emendamenti che si prospettano con gli algoritmi ostruzionistici della Lega e i toni esagitati purtroppo producono solo incidenti: a questo proposito tengo a esprimere la mia solidarietà alla Ministra Fedeli.

Il via libera definitivo a questa legge consentirà a ormai quasi un milione di ragazzi nati o cresciuti nel nostro paese da genitori stranieri di avere il riconoscimento di qualcosa che già è. Sono ragazzi italiani a tutti gli effetti: compagni di scuola dei nostri figli, hanno i loro stessi sogni, parlano la nostra lingua e condividono la nostra cultura, ma c’è chi vuole farli restare nel limbo nel quale sono confinati dalla paura e dai calcoli politici.

E’ un lavoro partito nel 2003 con la prima proposta di legge sullo ius soli e sullo ius culturae nata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla mobilitazione delle varie realtà associative in tutta Italia. Non si è mai interrotto fino all’approdo in Parlamento. In questa legislatura ho ripresentato, come altri Gruppi, un disegno di legge che teneva conto delle riflessioni e dell’esperienza di un decennio. Lo ius soli è diventato “temperato”, non assoluto, non automatico. Un lavoro ben fatto in Commissione Affari Costituzionali insieme al Governo e al ministero dell’Interno ha permesso di arrivare a un testo base e poi al via libera a Montecitorio.

Chi, pensando di restarne fuori, ha annunciato il voto di astensione, come il Movimento Cinque Stelle, con la motivazione curiosa che bisogna aspettare un pronunciamento europeo su una questione che riguarda gli immigrati, parla di una cosa che non esiste e confonde anche i propri aderenti: non si tratta di una legge sui profughi, ma per i bambini nati in Italia e che studiano in Italia. L’Europa su questo non c’entra proprio niente