Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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mercoledì 17 maggio 2017

Cyberbullismo, con il via libera alla legge oggi un passo importante. Ma è un punto di partenza


Siamo al voto finale di una prima legge per cominciare a contrastare con più strumenti il cyber bullismo. Forma nuova di un tema antico e nuovo, il bullismo, di ampie dimensioni e di gravità crescente, che deve continuare a impegnare tutte le agenzie educative del Paese, i media, i social media, i legislatori, gli opinion leader e quanti, più visibili di altri hanno un impatto, positivo o negativo, sui comportamenti di tanti, soprattutto dei più giovani.
E’ una legge che mostra come siamo all’inizio di una battaglia di lungo periodo, primi passi, in un campo, cyber, in cui gli adulti a volte si muovono come su un terreno estraneo, quasi dentro una lingua straniera, sottovalutando, de considerando, dicendo a se stessi che non è un problema, anche quando riguarda come autori o vittime i propri figli.
In Gran Bretagna, dove da tempo hanno predisposto azioni specifiche e ricerche attente, le ricerche Ditch the Label raccontano che il 47 per cento dei giovani e dei ragazzi ha ricevuto commenti insultanti o aggressivi sui loro profili, e che il 62 per cento, 6 su 10, ha ricevuto messaggi aggressivi o preoccupanti, per molti motivi, sul telefonino. Ma l’inchiesta nazionale in quel paese mostra un dato ancora più preoccupante, che nel 91 per cento dei casi di un atto cyber bullo ricevuto. non c’è stata alcuna azione intrapresa. Telefono Azzurro denuncia un caso al giorno di molestie online su adolescenti in Italia e l’inchiesta CENSIS condotta con la Polizia Postale rileva casi di cyber bullismo nel 52% delle scuole italiane.
Per l’ISTAT i dati sono simili, se riferiti al bullismo. Più della metà degli 11-17 enni subisce un qualche episodio offensivo, e quello che preoccupa è che l’intensità è più alta, più si scende con le età: quasi uno su quattro tra gli 11-13 enni.
Tra i possessori di cellulare o internet tra i minori che denunciano di avere ricevuto azioni vessatorie tramite sms, email, chat o sui social network, saremmo al 6 per cento, più di uno su 20, e più le ragazzine e le ragazze dei ragazzi: 7,1% contro il 4,6%. Anche se si tratta di dati notevolmente più bassi, almeno un adolescente per classe è vittima di questo. Già questo è un dato impressionante.
Questa legge tocca un tema centrale che oscilla tra sottovalutazione e titoli cubitali, a riprova di una immaturità di pensiero. Per cui o il problema non esiste, o tutto il disagio adolescenziale, tutta l’incapacità educativa e di modelli sociali, tutta la solitudine e la frammentazione delle relazioni sociali, tutto l’infragilimento delle famiglie e l’incertezza educativa, tutta la paura di educare e la difficoltà di trasmissione dei saperi e delle cose che contano si traduce in cyber bullismo: E neanche questo è vero.
Nel 1970 avevo letto un libro oggi dimenticato, di Alexander Mitserlich, Verso una società senza padre. Pubblicato da Feltrinelli. Eravamo agli inizi di qualcosa che oggi è accaduto ed è, e ci siamo dentro. Per questo sarebbe stato meglio, come alla Camera avevamo fatto, pur conservando l’impianto della legge centrato su una strategia educativa, collocare le azioni per contrastare il cyber bullismo all’interno di una più vasta azione preventiva, educativa sul bullismo e mantenendo una capacità di azione annche verso gli infra14enni – perché il tutto inizia molto prima – e anche verso gli ultra 18enni, perché spesso sono giovani più grandi o adulti a molestare, squilibrare, impaurire adolescenti e giovanissimi.
Personalmente penso sia stato un errore da parte del senato essere tornati integralmente al testo del Senato, ignorando un lavoro attento fatto dalle Commissioni XII e II alla Camera. Sono caduti miglioramenti reali, come la possibilità che anche l’autore di una molestia possa avanzare l’istanza di rimozione di contenuti ritenuti lesivi da siti e piattaforme telematiche una volta consapevole del danno possibile o già arrecato.
Ma, a volte, la paternità o la maternità di una idea impedisce di aprirsi a una maternità o paternità più ampia quando magari si tema di indebolire una idea iniziale o una prerogativa. Accade nella vita, accade in parlamento. Peccato. Ma questa legge è utile, almeno per una parte, è una risposta del Parlamento a una domanda vera che viene dal Paese, dalle scuole, e per questo motivo, anche se il testo come ci è tornato dal Senato, limita la portata di quello approvato dalla Camera, il Gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore di questo testo di legge: per renderlo disponibile e operativo per le famiglie e le scuole prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Era un impegno che ci eravamo preso e un impegno che manteniamo.
E’ un tema e un terreno scivoloso. Perché riguarda il mondo, virtuale, così reale, dove le parole, il linguaggio, i comportamenti, maturano senza un contatto diretto con l’altro. In una “comunione” senza l’altro, dove sembra che parole, linguaggio, toni, comportamenti anche terribili non abbiano mai conseguenze. C’è uno scarto di responsabilità e di consapevolezza quando si viaggia sulla rete: le persone sono vere, il dolore è reale, ma il colpo che infligge dolore e apre ferite sembra quasi un gioco, o non si veder e non si tocca se non quando è tardi la ferita vera. Ed è un mondo in cui anche i carnefici, i coetanei e pari, sono spesso vittime di altri, emuli e anelli deboli di gruppi, piccole bande e tribù, in cui l’iniziazione violenta è un surrogato della solitudine e della paura di non essere accettati. E in un mondo che è infinito, dove siti a specchio portano dove non si sapeva di andare, dove la fascinazione è forte, dove in chat e in diretta, ancor più che sulle piattaforme social dove le cose restano, accade molto della minaccia, del ricatto, della paura, della molestia, della prova di forza.
Per questo il centro non può che essere la prevenzione e l’educazione, una gigantesca sfida educativa dove nessuno è fuori. Sì la semplificazione delle procedure per la rimozione di contenuti offensivi o osceni, sì la sanzione per chi sbaglia, utile che vi sia la possibilità anche di un’autorità come il questore per i casi conclamati, l’informazione alle famiglie da parte dei dirigenti scolastici, l’individuazione di insegnanti esperti, da formare, di riferimento, nelle scuole. Ci sarebbe anche da lavorare sulla capacità di paternità e maternità virtuale per gli adulti, i genitori, chi esercita la potestà genitoriale. Ma sono molto favorevole al fatto che non si sia creato un nuovo reato quello di cyber bullismo,. L’educazione, l’azione riparatrice sono l’unica strada quando chi aggredisce in rete un altro ha 15 anni, o 13 o 17. Non possiamo farne un piccolo e grande criminale per tutto il resto della vita.
Ma occorre lavorare sulla prevenzione. Lo strumento più efficace saranno i “pari”, peer-to-peer education. Ragazzi, adolescenti, di riferimento, classe per classe, scuola per scuola, associazione per associazione. Capaci di esercitare una forza attrattiva positiva analoga e più forte della forza attrattiva di compagni appena più grandi, ma devianti. Fascino positivo versus fascino negativo. Persone con cui confidarsi, ancor prima che con un insegnante o un adulto che si può anche sentire troppo lontano.
E un lavoro che deve continuare. Con le grandi piattaforme social, perché possa esserci un tasto “help” che autorizzi, quando un ragazzo in difficoltà lo schiacci, a guardare in chat mentre le cose avvengono, e monitorare, e non solo la disponibilità che già c’è a rimuovere dopo i contenuti che rimangono.
Una nuova alleanza con i gestori di telefonia mobile e i grandi soggetti, Google, Facebook, gli altri, per aiutare nei molti casi in cui il cyber bullismo riguarda pre-adolescenti, sotto i 13 anni: che non sono titolari dei contratti o degli account, perché non possono esserlo, ma hanno telefonini e account. Perché, in ipotesi, possa esserci un back-up automatico sul telefono dell’adulto quando si apre un nuovo account: niente divieti, ma più responsabilità per genitori e adulti oggi preoccupati o assenti.
Sono piste di lavoro: Questa legge è un punto di partenza.