Siamo al voto finale di una prima
legge per cominciare a contrastare con più strumenti il cyber bullismo. Forma
nuova di un tema antico e nuovo, il bullismo, di ampie dimensioni e di gravità
crescente, che deve continuare a impegnare tutte le agenzie educative del
Paese, i media, i social media, i legislatori, gli opinion leader e quanti, più
visibili di altri hanno un impatto, positivo o negativo, sui comportamenti di
tanti, soprattutto dei più giovani.
E’ una legge che mostra come siamo
all’inizio di una battaglia di lungo periodo, primi passi, in un campo, cyber,
in cui gli adulti a volte si muovono come su un terreno estraneo, quasi dentro
una lingua straniera, sottovalutando, de considerando, dicendo a se stessi che
non è un problema, anche quando riguarda come autori o vittime i propri figli.
In Gran Bretagna, dove da tempo hanno
predisposto azioni specifiche e ricerche attente, le ricerche Ditch the Label
raccontano che il 47 per cento dei giovani e dei ragazzi ha ricevuto commenti
insultanti o aggressivi sui loro profili, e che il 62 per cento, 6 su 10, ha
ricevuto messaggi aggressivi o preoccupanti, per molti motivi, sul telefonino.
Ma l’inchiesta nazionale in quel paese mostra un dato ancora più preoccupante,
che nel 91 per cento dei casi di un atto cyber bullo ricevuto. non c’è stata
alcuna azione intrapresa. Telefono Azzurro denuncia un caso al giorno di
molestie online su adolescenti in Italia e l’inchiesta CENSIS condotta con la
Polizia Postale rileva casi di cyber bullismo nel 52% delle scuole italiane.
Per l’ISTAT i dati sono simili, se
riferiti al bullismo. Più della metà degli 11-17 enni subisce un qualche
episodio offensivo, e quello che preoccupa è che l’intensità è più alta, più si
scende con le età: quasi uno su quattro tra gli 11-13 enni.
Tra i possessori di cellulare o
internet tra i minori che denunciano di avere ricevuto azioni vessatorie
tramite sms, email, chat o sui social network, saremmo al 6 per cento, più di
uno su 20, e più le ragazzine e le ragazze dei ragazzi: 7,1% contro il 4,6%.
Anche se si tratta di dati notevolmente più bassi, almeno un adolescente per
classe è vittima di questo. Già questo è un dato impressionante.
Questa legge tocca un tema centrale
che oscilla tra sottovalutazione e titoli cubitali, a riprova di una immaturità
di pensiero. Per cui o il problema non esiste, o tutto il disagio
adolescenziale, tutta l’incapacità educativa e di modelli sociali, tutta la
solitudine e la frammentazione delle relazioni sociali, tutto l’infragilimento
delle famiglie e l’incertezza educativa, tutta la paura di educare e la
difficoltà di trasmissione dei saperi e delle cose che contano si traduce in
cyber bullismo: E neanche questo è vero.
Nel 1970 avevo letto un libro oggi dimenticato, di Alexander Mitserlich, Verso una società senza padre.
Pubblicato da Feltrinelli. Eravamo agli inizi di qualcosa che oggi è accaduto ed è, e ci siamo dentro.
Per questo sarebbe stato meglio, come alla Camera avevamo fatto, pur
conservando l’impianto della legge centrato su una strategia educativa,
collocare le azioni per contrastare il cyber bullismo all’interno di una più
vasta azione preventiva, educativa sul bullismo e mantenendo una capacità di
azione annche verso gli infra14enni – perché il tutto inizia molto prima – e
anche verso gli ultra 18enni, perché spesso sono giovani più grandi o adulti a
molestare, squilibrare, impaurire adolescenti e giovanissimi.
Personalmente penso sia stato un
errore da parte del senato essere tornati integralmente al testo del Senato,
ignorando un lavoro attento fatto dalle Commissioni XII e II alla Camera. Sono
caduti miglioramenti reali, come la possibilità che anche l’autore di una
molestia possa avanzare l’istanza di rimozione di contenuti ritenuti lesivi da
siti e piattaforme telematiche una volta consapevole del danno possibile o già
arrecato.
Ma, a volte, la paternità o la
maternità di una idea impedisce di aprirsi a una maternità o paternità più
ampia quando magari si tema di indebolire una idea iniziale o una prerogativa.
Accade nella vita, accade in parlamento. Peccato. Ma questa legge è utile,
almeno per una parte, è una risposta del Parlamento a una domanda vera che
viene dal Paese, dalle scuole, e per questo motivo, anche se il testo come ci è
tornato dal Senato, limita la portata di quello approvato dalla Camera, il
Gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore di questo testo
di legge: per renderlo disponibile e operativo per le famiglie e le scuole
prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Era un impegno che ci eravamo
preso e un impegno che manteniamo.
E’ un tema e un terreno scivoloso.
Perché riguarda il mondo, virtuale, così reale, dove le parole, il linguaggio,
i comportamenti, maturano senza un contatto diretto con l’altro. In una
“comunione” senza l’altro, dove sembra che parole, linguaggio, toni,
comportamenti anche terribili non abbiano mai conseguenze. C’è uno scarto di
responsabilità e di consapevolezza quando si viaggia sulla rete: le persone
sono vere, il dolore è reale, ma il colpo che infligge dolore e apre ferite
sembra quasi un gioco, o non si veder e non si tocca se non quando è tardi la
ferita vera. Ed è un mondo in cui anche i carnefici, i coetanei e pari, sono
spesso vittime di altri, emuli e anelli deboli di gruppi, piccole bande e
tribù, in cui l’iniziazione violenta è un surrogato della solitudine e della
paura di non essere accettati. E in un mondo che è infinito, dove siti a
specchio portano dove non si sapeva di andare, dove la fascinazione è forte,
dove in chat e in diretta, ancor più che sulle piattaforme social dove le cose
restano, accade molto della minaccia, del ricatto, della paura, della molestia,
della prova di forza.
Per questo il centro non può che
essere la prevenzione e l’educazione, una gigantesca sfida educativa dove
nessuno è fuori. Sì la semplificazione delle procedure per la rimozione di
contenuti offensivi o osceni, sì la sanzione per chi sbaglia, utile che vi sia
la possibilità anche di un’autorità come il questore per i casi conclamati,
l’informazione alle famiglie da parte dei dirigenti scolastici,
l’individuazione di insegnanti esperti, da formare, di riferimento, nelle
scuole. Ci sarebbe anche da lavorare sulla capacità di paternità e maternità
virtuale per gli adulti, i genitori, chi esercita la potestà genitoriale. Ma
sono molto favorevole al fatto che non si sia creato un nuovo reato quello di
cyber bullismo,. L’educazione, l’azione riparatrice sono l’unica strada quando
chi aggredisce in rete un altro ha 15 anni, o 13 o 17. Non possiamo farne
un piccolo e grande criminale per tutto il resto della vita.
Ma occorre lavorare sulla prevenzione.
Lo strumento più efficace saranno i “pari”, peer-to-peer education. Ragazzi, adolescenti,
di riferimento, classe per classe, scuola per scuola, associazione per
associazione. Capaci di esercitare una forza attrattiva positiva analoga e più
forte della forza attrattiva di compagni appena più grandi, ma devianti.
Fascino positivo versus fascino negativo. Persone con cui
confidarsi, ancor prima che con un insegnante o un adulto che si può anche
sentire troppo lontano.
E un lavoro che deve continuare. Con le grandi piattaforme social, perché possa esserci un tasto “help” che autorizzi, quando un ragazzo in difficoltà lo schiacci, a guardare in chat mentre le cose avvengono, e monitorare, e non solo la disponibilità che già c’è a rimuovere dopo i contenuti che rimangono.
E un lavoro che deve continuare. Con le grandi piattaforme social, perché possa esserci un tasto “help” che autorizzi, quando un ragazzo in difficoltà lo schiacci, a guardare in chat mentre le cose avvengono, e monitorare, e non solo la disponibilità che già c’è a rimuovere dopo i contenuti che rimangono.
Una nuova alleanza con i gestori di
telefonia mobile e i grandi soggetti, Google, Facebook, gli altri, per aiutare
nei molti casi in cui il cyber bullismo riguarda pre-adolescenti, sotto i 13
anni: che non sono titolari dei contratti o degli account, perché non possono
esserlo, ma hanno telefonini e account. Perché, in ipotesi, possa esserci un
back-up automatico sul telefono dell’adulto quando si apre un nuovo account:
niente divieti, ma più responsabilità per genitori e adulti oggi preoccupati o assenti.
Sono piste di lavoro: Questa legge è
un punto di partenza.