Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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martedì 17 maggio 2016

La differenza tra pietà e pietismo


Cani, Gatti, Donne, Uomini. Papa Francesco è intervenuto per indicarci la differenza tra la pietà e il pietismo, tra prendersi cura degli altri e fare finta di prendersene cura. Lo ha fatto con un esempio che tutti possiamo capire: “Vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina? No, per favore no”.

Non credo se ne dia pensiero, ma sono insorti in molti. Non reagiscono quando ci avverte che siamo dentro “la Terza guerra mondiale a pezzetti”, quando invita il mondo a prendere sul serio la tragedia di milioni di profughi, lo scandalo di migliaia di bambini che spariscono in mare solo perché nati nel punto sbagliato del mondo e con i loro genitori seguono il sogno-diritto a un mondo senza bombe, senza fango, senza fame, senza paura.

Sono insorti tanti.  Alcuni in maniera non proprio fine – raccolti da molti media – dicono: “pensi piuttosto ai pedofili nella Chiesa”.  La volgarità ormai si esibisce per coprire l’assenza di ragionamento. Sono insorti gli animalisti.  Gli psicologi che ricordano quanto gli animali di affezione siano importanti. Un mondo della comunicazione che vive di contrasti ha naturalmente dato spazio ai teologi che dicono che l’amore per il creato è unitario, e quindi solo un autentico amore per gli animali senza eccezione permette di occuparsi anche dei nostri simili. Per papa Francesco è una ovvietà, ma è interessante come ne sia nato un dibattito folto, intenso. Perché tanta suscettibilità? Il Papa ha toccato un nodo chiave della nostra crisi di identità, di democrazie occidentali ed europee. Il nodo del perché l’Europa non riesce ad essere una democrazia “umanista”.

Non c’è dubbio che l’enciclica “Laudato sì” sia il testo contemporaneo più avanzato del nostro tempo “sulla cura della casa comune”. La seconda enciclica di papa Francesco, nel suo terzo anno di pontificato, è rivolta a tutti, non solo ai cristiani. E’ una grande lezione su come non fare piccoli o grandi mali al Pianeta è responsabilità di ciascuno, su come tutte le violenze, piccole e grandi, siano collegate. E ci ha offerto una risposta, quella di una ecologia “integrale”, “uno sviluppo, sostenibile e integrale”, che sa vedere “l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta”. Fanno sorridere anche per questo le “lezioni animaliste ed ecologiche” a papa Francesco. Mancano di senso di proporzione. Come uno che spiegasse ad Abramo Lincoln e Tocqueville la democrazia americana, o alla famiglia Moro e quelle vittime del terrorismo che cosa erano le BR.

Il 24 ottobre 2005 il Consiglio comunale di Roma approvò all’unanimità un regolamento comunale per la tutela degli animali, con la delibera 275 voluta dall’allora delegata del sindaco per la materia, Monica Cirinnà. Prevede che, in caso di sfratto, per contrastare il randagismo e il maltrattamento degli animali di affezione, non si posa sfrattare una famiglia se non è presente anche l’unità veterinaria del Comune. E debbono esserci, per gli animali, sistemazioni alternative. Me ne rallegrai, con un fondo sul Corriere della sera che diceva anche, più o meno: “Trattiamoli come cani (e sarà un progresso) ”. Proponevo di estendere il provvedimento agli anziani e ai cittadini romani: che non si potessero sfrattare anziani e indigenti senza una soluzione alternativa, come avviene per i cani e i canarini.

Dobbiamo molto a cani e gatti. Molte solitudini sono più lievi grazie a loro. Hanno un pregio: non si ribellano, non rispondono male, non ridono quando diciamo fesserie o siamo sopra le righe o aggressivi. Gli anziani, gli altri esseri umani sono più difficili. Ci ricordano anche i nostri difetti, la nostra insensibilità. Per questo hanno meno sostenitori.

Ma preferisco stare dalla parte degli umani come fa papa Francesco, che vive una ecologia integrale.