“Mentre andiamo su Marte l'Europa
rischia di soffocare tra muri e fili spinati. Non possiamo tornare indietro
rispetto a Schengen. Sarebbe come costruire la propria prigione da soli”, ha
detto il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Mario
Marazziti (Democrazia Solidale), aprendo la Conferenza interparlamentare di
Torino sulla Carta Sociale Europea e il Forum dei diritti sociali in Europa in
corso a Torino fino a domani. “L'Europa invecchia, ha bisogno di altri o perde
anche la memoria di sé. O va avanti, o si ferma e invecchia a Idomeni e Calais.
Dev’essere una democrazia umanista e umanitaria: ha il dovere di accogliere e
proteggere, per non celebrare il suo declino”.
“Le migrazioni sono al centro
dell’Agenda europea, come conferma il terzo Consiglio europeo a Bruxelles su
questo tema in poche settimane”, ha sottolineato Marazziti. Sessanta milioni di
persone nel mondo, pochi milioni alle porte del nostro Continente: “Profughi
anche per responsabilità nostre, se pensiamo che la base
per l’avvio di una soluzione politica nel conflitto siriano esisteva già 5 anni
fa, prima di 400mila morti in Siria e Irak, di 11 milioni di profughi interni
ed esterni, di un salto di qualità terribile nel terrorismo mondiale, prima di
Daesh”. I flussi migratori sono una “sfida epocale e impongono di mettere i
diritti sociali al primo punto dell’agenda politica”. Così come quando parliamo
di diritti sociali “non possiamo cedere alla tentazione della paura” che la
sfida terrorista vuole suscitare: “Nel 2015 le vittime di terrorismo nel mondo
sono state quasi 33mila. 96 vittime su cento non sono ‘occidentali’.
L’alternativa di fronte alla sfida terrorista sono i diritti sociali”, ha messo
in rilievo il Presidente della Commissione Affari Sociali.
Per affrontare al meglio tutto
questo, ha poi aggiunto Marazziti, “occorre lavorare sulla cittadinanza
europea, sull’asilo europeo. E riscrivere il Trattato di Dublino intervenendo
sullo status di rifugiato europeo, sulla solidarietà attiva e non solo
negativa, sulla gestione comune delle frontiere, dell'accoglienza, dei
rimpatri”. L’Europa mostra il suo volto nell’accogliere e proteggere. Per
farlo, secondo Marazziti ci sono modi, vie sperimentabili e sperimentate: “Un primo
varco? I corridoi umanitari praticabili, come ha mostrato in Italia l'iniziativa
ecumenica, Comunità di Sant'Egidio, Chiese evangeliche e Tavola Valdese,
assieme al Ministero degli Esteri. Spero possa essere un esempio contagioso,
per tutti i paesi qui presenti, utilizzando l'art. 25 del Regolamento dei visti
europei del 2009, che offre la via giuridica per portare via da guerra e
disperazione le persone, senza farle morire in mano a trafficanti, concede un
visto a validità territoriale limitata, cioè eccezionale, che è in deroga per
motivi umanitari, e avevamo già un precedente di questo tipo in Kosovo”.
“Comprendo le difficoltà di alcuni
membri dell’Unione – ha concluso Marazziti – Ma dalla crisi si esce con più
Europa e non con meno Europa. Se alcuni paesi vogliono temporaneamente
attenuare il tasso di responsabilità europea comune penso debbano
legittimamente partecipare in misura proporzionalmente ridotta anche ai
benefici dell’Europa, senza drammi”.