Non possiamo tollerare scene di uomini, donne e bambini dietro fili spinati e allontanati a colpi di lacrimogeni: non è questa l'Europa dei popoli e della solidarietà che deve invece farsi valere. L’Europa muore coi muri e il filo spinato. Vive con i corridoi umanitari.
Mentre a Calais e
in Macedonia, l’Europa collassa nell’incapacità di affrontare l’arrivo dei
profughi provenienti da paesi in guerra, non riuscendo a cogliere il carattere
epocale del fenomeno l’Italia
apre la strada a una soluzione efficace con i "Corridoi Umanitari".
Ieri, grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio, della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e della Tavola Valdese, sono arrivati dal Libano a Fiumicino
93 profughi siriani, di cui 41 minori, che sono stati accolti in diverse città
italiane dove saranno sostenuti e inseriti nel tessuto sociale.
Come già con “Mare
Nostrum” il nostro paese fa da apripista per soluzioni che potrebbero diventare
politiche europee.
Rilancio
l'appello del governo italiano per una gestione comune della crisi da parte di
tutti i Paesi: è ora di dimostrare davvero, e non solo a parole, che l'Europa è
una sola e che, soprattutto, deve assolvere al suo dovere di accogliere,
secondo regole precise ma umane, chi oggi cerca da noi una speranza di
sopravvivenza. Stare in Europa implica diritti e doveri, tra cui
quello dell’accoglienza. I Paesi che si rifiutano di accogliere, pur rimanendo
in Europa, si autoescludono dai benefici dell’appartenenza all’Unione, a
partire dai finanziamenti.