Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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venerdì 19 febbraio 2016

Nascite in caduta libera. E' ora di una politica sociale per le famiglie italiane o rischiamo la fine di Pompei


E' inquietante constatare lo scollamento tra il dibattito nazionale e la vita reale del Paese. In un tempo in cui lo scontro politico e l'opinione pubblica sono spinti a decisioni difficili e divisive su temi complicati come la cosiddetta “stepchild adoption”, la “maternità surrogata”, l'utero prestato, scambiato amichevolmente, affittato e venduto, e, mentre troppo poco si discute della mercificazione del corpo della donna, arrivano le notizie vere:“Nascite in caduta libera in Italia: nel 2015 sono state 488mila, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014, toccando il minimo storico dalla nascita dello Stato Italiano. Lo dice l'Istat che ha diffuso gli indici demografici. Il numero dei figli medi per donna, è di 1,35 al 2015 che si conferma il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità. L’età media delle donne al momento del parto è salita a 31,6 anni”.



Per mille motivi, stili e modelli di vita, questione casa e case vuote, fragilità delle convivenze, timore di impegni a riconoscimenti consistenti per carichi familiari, l'Italia implode. Come aggravante, i populisti irresponsabili additano come nemici e concorrenti gli immigrati, i bambini figli di immigrati e i nuovi italiani, che già contribuiscono per un decimo all'economia italiana, contrastano l'invecchiamento, riducono l'appassimento della popolazione italiana contenendo il saldo negativo delle nascite, che altrimenti sarebbe ancora più elevato.

Può sembrare demodée ma senza una vera politica familiare l'Italia spreca una delle ultime risorse che la fanno unica nel mondo per capacità di tenuta. Come Pompei, è unica al mondo, e se sparisce non c'è più. Così le famiglie italiane, che si reggono molto, da anni, anche sul risparmio degli anziani, sulle loro case, gli stessi anziani che rischiano di finire i loro giorni in istituto.

Non ci vuole molto a vedere che una società così non ha futuro, non può essere competitiva, rischia un declino irreversibile nonostante lo straordinario lavoro che in tempi di stagnazione europea e di guerre internazionali ha riportato il segno più nell'economia.


Una misura universale anti-povertà e di inserimento lavorativo, con una riforma radicale del costoso e poco efficiente sistema della formazione professionale, sblocco del mercato delle case sfitte con garanzia pubblica e vero housing sociale, una politica per le famiglie come parte dello sviluppo e investimento, non come costo,  risorse straordinarie per giovani adulti ‘NEET’ e servizio civile universale finalizzato a lavori socialmente utili e alla riconnessione del tessuto sociale e della coesione nazionale, sono alcune delle strade possibili. 

Vogliamo parlarne?