Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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venerdì 29 gennaio 2016

Intervista: rischio professionale sanità, reato di clandestinità




Intervista a Mario Marazziti sul provvedimento approvato alla Camera in materia di rischio professionale nella sanità e sulla "dannosità" del reato di clandestinità

Reanda: Con il presidente Mario Marazziti parliamo di un provvedimento che la camera ha appena licenziato e che riguarda il rischio professionale in sanità. Presidente Marazziti, questo è forse uno dei temi sicuramente di interesse, come dire, nazionale, perché la sanità è di tutti e per tutti. Non è una cosa estremamente settoriale, come invece può sembrare all’apparenza anche dallo stesso titolo, che è un titolo anche di difficile comprensione, ci dica esattamente di che si tratta.



Marazziti: Mettiamola al contrario. I cittadini a volte hanno dei problemi con la sanità; ritengono di aver subito un danno, a volte un danno grave, a volte ci sono delle cose terribili che accadono . Finora non c’era una certezza, un percorso semplice per garantire i cittadini. I diritti non erano cosi tutelati; al tempo stesso, un medico che opera in sanità - per paura di essere denunciato - tante volte non prende le decisioni giuste, ma si protegge. In un altro modo, ci sono dei costi assicurativi ma ci sono soprattutto delle scelte sbagliate, si possono prescrivere esami che non servono, si possono fare dei consulti con specialisti che non servirebbero, basterebbe…

Reanda: La medicina difensiva.

Marazziti: Sarebbe la medicina difensiva, che, calcola, sono 13 miliardi di costo all’anno sul sistema sanitario italiano. E’ un problema non solo italiano: europeo, americano, mondiale. Questa legge non c’era da quasi venti anni. Tre legislature. Poi c’è stato il decreto Balduzzi, che ha cercato di mettere ordine in questa materia, ma c’erano molte cose lasciate ancora inapplicate, difficili: non funzionavano. Ad agosto – io sono diventato Presidente della Commissione Affari sociali a luglio – ho trovato un testo su cui si stava lavorando, la decisione presa è stata di dare una grande accelerazione, in Commissione abbiamo fatto un lavoro molto molto intenso, oggi è stato approvato con 307 voti favorevoli, 84 contrari – direi 5 Stelle e Forza Italia contrari – un testo che dice: “Più diritti ai cittadini”, cioè i cittadini hanno più certezza se si rivolgono per la richiesta di un danno presunto o vero, hanno la possibilità di vedere in tempi brevi, certi, una risposta e anche un risarcimento. Ne risponde l’azienda sanitaria in primo luogo, pubblica o privata. E c’è un sistema assicurativo globale che non è un favore alle assicurazioni, perché le assicurazioni possono essere anche perseguite direttamente: non ci sta un soggetto forte - in questa legge – che ha vinto. Cioè, non hanno vinto i medici, non hanno vinto i pazienti, non hanno vinto le assicurazioni, non hanno vinto le aziende ospedaliere, perché si è creato un sistema di equilibrio che garantisce più tutti, cioè, hanno vinto tutti. Ma non si favorisce nessun potere forte, per questo era un percorso molto difficile, perché ognuno tirava da una parte. Allora, in questa situazione noi abbiamo l’azienda ospedaliera o sanitaria che è il primo destinatario della richiesta di risarcimento. Se il cittadino insiste anche per fare un’azione verso il singolo - o verso i singoli - di differenti professioni, esercenti di professioni sanitarie, può farlo. Però, l’azione verso l’azienda, perché c’è un problema ambientale, c’è un problema di responsabilità condivisa, c’è un problema di organizzazione sanitaria, che magari anche se il singolo sbaglia ha un peso maggiore dell’errore del singolo, è il destinatario della responsabilità del risarcimento. L’onere della prova è sull’azienda sanitaria, non è sul singolo, se però si va verso professioni sanitarie, verso i singoli esercenti professioni sanitarie per un risarcimento, allora l’onere della prova è sul cittadino, come tra normali cittadini. Quindi, è un rapporto non contrattuale, ma extra-contrattuale. In più, si fa un’operazione importante perché si dice che, anche se c’è un esito negativo, ma se l’operatore – l’esercente della professione sanitaria – ha seguito le linee guida, le buone pratiche, allo stato dell’arte medica nazionale ed internazionale, è responsabile solo nel caso di imperizia, o di errore grave. Ed ultima cosa, le linee guida. Nel mondo esistono decine di migliaia di linee guida, c’è un disordine reale legato alle tante società scientifiche, abbiamo creato anche qui un sistema di certezza, nel senso che il ministero della salute ha la responsabilità di selezionare le società scientifiche accreditate – quindi, le migliori – le quali vengono accreditate anche sulla base dell’interazione con le migliori società scientifiche internazionali, in modo tale che le linee guida possano essere aggiornate costantemente, è l’istituto superiore di sanità, cioè il massimo organo di scientificità e di competenza che continuamente pubblica e fa testo su quali sono gli orientamenti e le buone pratiche da seguire. Allora io credo che questo, per la prima volta, creerebbe un sistema di certezze. Questa Legge quindi, apparentemente complicata, è una di quelle leggi che riguarda tutti i cittadini italiani, e bisogna ricordarsi che sono dichiarazioni direttamente fatte dai medici intervistati; ci sono inchieste, indagini, che dicono che in realtà la non appropriatezza di prescrizioni mediche, di decisioni mediche, a grandi numeri, per esempio, studi molto recenti  parlano di una inappropriatezza di interventi medico sanitari in Val d’aosta circa nel 9% dei casi, nelle altre regioni – Sardegna, Calabria, Abruzzo – si arriva, sembra, potenzialmente, al 20% dei casi. Stiamo parlando di un eccesso di esami radiologici, di tac, di ecografie, nell’ordine del 30%, sembra, di eccesso di prescrizione. Perché? Perché gli operatori sanitari, per sentirsi tutelati, spesso prescrivono ciò che comunque protegge da un errore diagnostico. Allora, tutto questo non danneggia questa nuova legge, al contrario riassegna la responsabilità anche ai medici, a tutti gli operatori sanitari, di prendere le decisioni giuste senza la necessità di fare un consulto che in coscienza non ritengono necessario, perché non saranno punibili, perché solo nel caso in cui ci sia, seriamente, imperizia, dolo o qualcosa di grave.

Reanda: avete pensato anche a tutte quelle campagne pubblicitarie che praticamente sommergono gli utenti e invitano gli utenti stessi a denunciare: “Se sei vittima di un errore di malasanità rivolgiti a noi e noi ti daremo giustizia”?

Marazziti: Guardi… perché si fa una Legge? Si fa una Legge perché a volte il diritto non assicura i diritti – quello esistente. E c’è un disordine, il rischio di un disordine in cui ci possono essere degli avvocati, ci possono essere i giudici, persone che prendono più iniziativa per tentare di dare diritti, oppure per trarne vantaggi personali, per questo esiste la Legge, per questo esiste il Parlamento. Questo è un esempio molto positivo di una Legge di iniziativa parlamentare, che ha lavorato strettamente a contatto con il Governo, Il Governo ha rispettato questo lavoro. C’era una Commissione scientifica, medico-legale, al massimo livello – la Commissione alpa – presso il ministero della salute. La nostra Commissione ha acquisito la struttura di quella enorme ricerca, di quell’enorme lavoro scientifico, cioè, in Italia non c’era di più. Ma ci siamo presi la responsabilità di trovare un equilibrio, perché quella Commissione è una Commissione scientifica, non era una Commissione per fare una Legge… e quindi, queste enormi campagne pubblicitarie spesso rispondono agli interessi di privati, non agli interessi dei cittadini italiani, come quando si è diffusa la notizia che sembrava vera la connessione fra vaccinazioni e autismo, che è una balla sesquipedale diffusa da molte centrali internettiane e società e gruppi che, evidentemente, traggono grandi vantaggi. Allora, c’è chi ama il contenzioso legale, c’è chi ama bloccare l’Italia da quel contenzioso legale, e i cittadini, nel timore di essere privati di diritti a volte… a Roma si direbbe “a bocca”, cioè, a volte cedono alla speranza, alla lusinga di ottenere un guadagno, di ottenere un risarcimento, magari non c’era. Si convincono che c’è stato un dolo che non c’era, in buona fede. Allora, è bene che i cittadini italiani sappiano che su cento cause, per fatti gravi, quindi che hanno anche una rilevanza penale, solo due cause su cento vedono un condannato, non perché i giudici siano buoni, perché evidentemente non c’era il dolo e non c’era il fatto grave. Allora vuol dire che novantotto cause su cento di quel tipo sono sbagliate. I medici, tutti gli esercenti della professione sanitaria, sanno che però possono essere denunciati, e quindi, hanno comportamenti che non sono quelli della normale alleanza medico-paziente. Quindi ritorniamo mettendo la salute al centro.

Reanda: Il primo Presidente della Corte di Cassazione - come inaugurazione dell’anno giudiziario - Giovanni Canzio, nella sua relazione, ha detto: “il reato di clandestinità è inutile e dannoso”.

Marazziti: Il reato di clandestinità E’ inutile e dannoso, non da oggi. Intasa le procure, rallenta il lavoro giudiziario su altri campi, è del tutto inefficace ai fini della sicurezza, perché la sanzione amministrativa già esiste nel caso di posizione irregolare, il reato di clandestinità non favorisce l’espulsione di un possibile e pericoloso terrorista, ha, fino a tempi recenti, riempito le nostre carceri italiane di persone che dovevano stare da un’altra parte, che avevano solo documenti scaduti, che non avevano e non hanno commesso un reato, se non quello di esistere, forse anche quello di fuggire da una situazione difficile, e comunque solo il reato di esistere. Allora, questo reato va abolito, va eliminato, bisogna resistere alle campagne che prova a sfruttare l’insicurezza degli italiani dicendo che bisogna mantenerlo altrimenti l’Italia è più insicura, in realtà, questo reato, per fare un esempio, non solo penalizza fino quasi a diventare aguzzini dei profughi che hanno subito tragedie immense. Faccio un esempio concreto, dopo Lampedusa - due giorni dopo io ero a Lampedusa - siamo andati negli hangar dove ricomponevano i corpi, dei primi ritrovati, i sopravvissuti eritrei dovevano stare nel campo di prima accoglienza fino a quarantotto ore, e poi trovare altra sistemazione, ma la procura di Agrigento doveva aprire una posizione su ognuno di loro. Sono passate settimane, sono passati mesi. Poi, pensiamo a quanto lavoro inutile, non necessario solo a cercare chi erano gli scafisti, ma posizioni aperte perché esiste il reato. Dall’altra, intasa le procure, non permette la giustizia di funzionare su cose serie.
Reanda: Grazie molte, Presidente Marazziti.