Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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martedì 3 novembre 2015

Carta dei Diritti in Internet e governance della rete




Grazie Presidente,

la mozione sulla carta dei doveri e dei diritti di internet è una buona notizia. E’ l’ultimo elemento, in ordine di tempo, di una questione – quella di internet – che ha trovato estrema attenzione proprio in lei, Presidente della Camera Boldrini. La ringrazio all'inizio di avere anche segnalato il mio nome per far parte di questa Commissione, ma il mio Gruppo aveva buoni motivi per incaricare esperti - come l’onorevole Gitti - e altri che hanno lavorato al meglio in questa Commissione.


E’ su sua iniziativa che è stata costituita, presso la Camera dei Deputati, la Commissione  studio sui diritti e i doveri relativi di internet, che, istituita il 28 luglio 2014, ha proceduto ad una serie di audizioni di associazioni, esperti, e soggetti istituzionali, oltre che ad una consultazione pubblica che è durata 5 mesi e che ha prodotto la carta di Roma sui diritti di internet, che è stata pubblicata il 28 luglio 2015, dopo la prima bozza apparsa nell’ottobre 2014.
I temi toccati sono di estrema importanza. Libertà, presente e futuro si giocano qui. Quale idea di democrazia, quale democrazia, il rispetto delle persone, il ruolo dei governi, il cambiamento del mondo verso una necessità di governo sovranazionale mentre ancora mancano gli strumenti, e se la democrazia sia sondaggi di opinione – opinioni di massa – o se sia un meccanismo più complesso di pesi e contrappesi. Qui si è cercato di dare alcune prime risposte anche al mal uso di internet, perché a volte ci troviamo in presenza di una democrazia asimmetrica, cioè di una rete che, di per sé, è neutra e neutrale, e quindi l’accesso come un nuovo diritto – e un nuovo diritto umano presente e futuro – per i cittadini italiani e del mondo, ma al tempo stesso una democrazia asimmetrica dove la forza che si esprime nei giudizi e nelle parole non è uguale tra il singolo individuo, tra la singola organizzazione e chi ha più potere di entrare nella rete. E’ stato detto misoginia, omofobia, razzismo, ma anche antisemitismo, antigitanismo, a volte hanno una cittadinanza nella rete che sono superiori alla cittadinanza, per fortuna, che hanno nel nostro paese, in Europa e nel mondo occidentale o sviluppato e, comunque, nelle democrazie. Siamo all’inizio di una storia, allora dobbiamo tener conto del ruolo dei governi, dobbiamo tener conto del fatto che siamo all’inizio di una Carta. Questa Carta andrà implementata, andrà fatta diventare costume, abitudine, mentalità dei cittadini. Andrà fatta diventare comportamenti anche codificati dalla legge.
Bene. La ringrazio per un metodo, il metodo era una commissione di parlamentari e una commissione di esperti, e anche una consultazione finale di cittadini che è molto interessante anche per l’elaborazione delle leggi. Allora volevo dire che la Carta ha il suo cuore – e lo voglio dire ai cittadini italiani – proprio nell’attenzione ai diritti e ai doveri dei cittadini. Pone il diritto dell’accesso a internet come diritto fondamentale del cittadino nell’articolo 2, che è la pre-condizione di tutti gli altri. La Carta è rivolta, come ha detto lei, Presidente Boldrini, soprattutto ai giovani. E l’Italia è abbastanza all’avanguardia in questo percorso decisionale di scrittura di una Carta dei diritti e dei doveri. Il Brasile è stato il primo paese al mondo, lo scorso aprile, a tramutare in legge l’Internet Bill of Rights, e proprio lì, il prossimo novembre, all’IGF, il documento italiano verrà presentato. Lo farà Stefano Rodotà, che ha preseduto la commissione parlamentare e che ha elaborato la dichiarazione alla presenza anche di Tim Berners Lee, inventore del world wide web. La prima bozza del documento ha dato luogo ad un lavoro intenso, di cui la versione finale è il risultato di una interazione fra commissione e cittadini, e i 14.000 accessi alla piattaforma, con 600 commenti, sono stati un aiuto prezioso.
Vorrei sottolineare pochi punti: il primo è quello sul riguardo al diritto di oblio. Il diritto all’oblio di chi è ingiustamente messo alla berlina su internet è una positiva eliminazione della necessità di pubblicare in rete sia la lista delle richieste, sia il fatto di poter cancellare i contenuti riguardanti quella persona. Ma rimane un punto. Occorrerebbe anche intervenire sul tema della rimozione dei contenuti dai siti sorgente, mentre attualmente ci si limita a prendere una posizione solo sulla deindicizzazione dei motori di ricerca. Ci sono molte cose positive in questa Carta dei Diritti, che sancisce come diritto fondamentale, anzi, proprio come base della Democrazia, l’accesso all’informazione, la conoscenza e la cultura. E la neutralità della rete non è solo protetta, ma è una pre-condizione per godere di altri diritti. Però voglio dire che l’approvazione della Carta avrebbe dovuto essere rafforzata, forse, da una mozione pluri-partisan firmata dai capigruppo e dai membri della commissione, concordata con il Governo già nel settembre scorso, ma è arrivata in discussione solo a inizio del novembre 2015, è aperto un dibattito vivace tra esperti del settore. Sono state molte le voci favorevoli, ci sono state alcune critiche. C’è chi ha osservato la scarsa attenzione alla libertà della manifestazione del pensiero, o la parzialità dell’approccio al mondo di internet, mentre appare importante, come detto, la sanzione definitiva dell’accesso ad internet come Diritto fondamentale dei cittadini, riconoscendo l’importanza di internet per la democrazia, manca però un riferimento alle libertà economiche, che sarebbe probabilmente stato essenziale. E’ positiva anche l’attenzione, come ho detto, assegnata alla net neutrality come pre-condizione di tutti i diritti, ma credo che dobbiamo fare un passo in più per capire come la nostra democrazia possa essere rafforzata da un uso sano della rete come accesso alla conoscenza, come riduzione del gap tra il nord e il sud del mondo, come accesso alla grande cultura, storia e conoscenza del mondo, ma anche riducendo quello che, in questo momento, mi sembra ancora essere un problema serio, che è quello di una democrazia asimmetrica tra chi – individuo – è solo nella rete e chi, invece, è parte di reti organizzate, a volte anche in maniera maliziosa o addirittura criminale, e che utilizza la rete in maniera intelligente, post-moderna, per diffondere comportamenti, paura, terrore, come magari a volte ha potuto fare anche il Califfato.