Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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lunedì 21 settembre 2015

Migranti: dichiarazione sull'interpellanza al Governo




Grazie Presidente, onorevole sottosegretario,


la ringrazio della sintonia morale, politica e anche dell'onestà intellettuale con cui ha messo in rilievo come - nonostante il forte impegno dell'Italia - i numeri, i dati e le cifre degli interventi reali siano purtroppo ancora drammaticamente lontani dalle dimensioni gigantesche di un fenomeno epocale che chiede risposte italiane, europee e mondiali diverse da quelle che - solo pochi mesi fa - erano disponibili sul tappeto. Quindi, sono sicuramente soddisfatto dell'impegno e dello sforzo italiano che negli ultimi mesi ha fortemente contribuito a introdurre almeno l'agenda migranti, l'agenda Mediterraneo e il tema pace nel Mediterraneo e in Medio Oriente come temi non accessori e non secondari dell'agenda europea, e questo è un contributo dell'azione italiana che sembrava impensabile: sembrava impensabile l'accelerazione politica dell'intervento di Angela Merkel o del Presidente Juncker solo un mese fa, e, negli ultimi trenta giorni, noi abbiamo registrato un'accelerazione nella giusta direzione con una crescita di iniziativa politica.




Credo che il Governo italiano sia davvero dentro l'origine di questo cambiamento, ma devo anche dire che dobbiamo davvero fare di più. Penso che quando lei cita 450 cittadini del Libano in corso di «relocation in Italy» – uso l'inglese come si fa nei trattati internazionali – noi stiamo parlando appunto di cittadini siriani, quattro milioni, fuori dei confini di quel Paese. Stiamo parlando di circa un milione di feriti, di dieci milioni di sfollati interni, della deflagrazione di un Paese che, anche personalmente, devo dire, mi ero trovato a contrastare alle origini perché per un anno, con l'aiuto di alcuni ambienti della Farnesina, avevamo cercato di introdurre nel dibattito internazionale la possibilità di una soluzione politica e non militare, quando le vittime erano poche e la soluzione era possibile.

Ma c’è stata una incredibile quantità di errori della comunità internazionale e oggi abbiamo anche Daesh - che non c'era prima - e siamo di fronte alla riscrittura dei confini, non decisa, della prima guerra mondiale, con migrazioni epiche, bibliche nelle terre bibliche. Allora ritengo che dobbiamo seriamente dire come cercare di fare di più, dove e in quale direzione andare. Credo che non sia facile, perché siamo in un tempo di un dibattito imbarbarito: cioè credo che sia imbarbarito un dibattito europeo e italiano dove si discute se salvare le persone.

Mentre noi parliamo, oggi arriva la notizia che di Hanan Al Jarwan, bambina di quattro anni trovata sulla spiaggia di Altinkoy, non so se avremo le immagini di questa bambina. E ancora oggi – è arrivata questa mattina – la notizia di un profugo morto fulminato, come sulla sedia elettrica, perché c’è una rete elettrificata per impedire di attraversare. Non c’è stato processo, non c’è la colpa. Allora come si fa? I muri e il filo spinato che i populismi provocano stanno distruggendo l'anima dell'Europa, stanno aumentando le vittime perché non c’è muro e filo spinato che possono fermare 60 milioni di migranti nel mondo. Muri e filo spinato allungano solo sofferenze, viaggi e quanti possono lucrare nascondendo nei portabagagli migranti o in altri modi.

Dunque, credo che dobbiamo lavorare in direzioni possibili: sicuramente l'asilo europeo - ma esso deve contenere la possibilità di richiedere l'asilo europeo dai Paesi di transito - per creare un database europeo prima, per creare una scrematura e anche un'analisi dei profili prima e per creare i viaggi legali e sicuri. Non occorre cambiare Schengen, non occorre cambiare Dublino per intervenire con i visti umanitari. Noi possiamo creare desk umanitari dall'altra parte del Mediterraneo, controllare, decidere questi flussi, fare viaggi sicuri. Queste due cose sono possibili subito, richiedono soltanto una decisione politica, perché è nella legislazione di singoli Paesi, non è contro Dublino perché si può fare più di Dublino. Dublino ha una interpretazione solo negativa, ma c’è una solidarietà positiva che non è vietata ai Paesi. Allora, io credo che sia il tempo di una forte iniziativa politica su cui si ricostruisce anche la politica e si ricostruisce anche un ethos nazionale, resistendo alle spinte populiste, cioè facendo le cose giuste, e non rispondendo nel dibattito malato con cose più piccole, solo perché il dibattito è malato.

Se siamo di fronte a un cambiamento epocale, non possiamo accettare un dibattito e, quindi, anche proposte pensate solo in termini di emergenza. Allora, ci troviamo in questa situazione di cambiamento epocale dove l'Europa, senza immigrazione, nel 2050 sarebbe invecchiata in tutti i Paesi membri tranne che in quattro, ma internamente tutte le classi di età sarebbero invecchiate, cioè l'Europa è finita senza i nuovi cittadini. L'Italia lo è già da tempo, sia dal punto di vista del saldo demografico, sia dal punto di vista dei nove punti percentuali del nostro PIL, negli ultimi sei anni. In questa situazione, di fronte a una situazione di cambiamento epocale, le scelte giuste sono semplicemente quelle di accelerare l'integrazione, perché chi integrerà prima riuscirà prima a colmare il gap e a rallentare o a superare il declino; fare le scelte giuste vuol dire iniziare, alcuni Paesi europei e, quindi, non necessariamente con l'unanimità, a fare quello che già le leggi permettono e, quindi, alcuni Paesi frontalieri sul Mediterraneo, alcuni Paesi partner - la Germania e la Svezia - possono iniziare quelle buone pratiche che possono creare la decisione successiva e che è lo stesso processo che portò all'inizio di Schengen: furono alcuni Paesi a cominciare, poi tutta Europa seguì.

Allora, in questa fase difficile per l'Europa, io credo che pochi Paesi, come all'origine dell'Europa, possano fare le cose giuste. Questo creerà una differenza, creerà delle resistenze: è una fase di stop and go, perché ognuno ha le proprie pubbliche opinioni e deve fare i conti con questo, ma, in realtà, solo in questo modo l'Europa può sopravvivere. L'Italia può avere idee molto chiare su questo e può avere un'iniziativa politica forte. Quindi, io chiedo all'Italia – come nella nostra interpellanza e come ha ben detto chi l'ha illustrata all'inizio – un di più di iniziativa sull'Europa, ma chiedo anche, forse, di considerare la possibilità di lavorare a un summit globale sulle migrazioni, perché siamo di fronte a un tema epocale e abbiamo bisogno, forse, della nostra «Yalta» del XXI secolo.