Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

venerdì 25 settembre 2015

Marazziti (Democrazia solidale, gruppo PI-CD), Presidente della Commissione Affari sociali della Camera: cittadinanza per i bambini un passaggio epocale, di grande civiltà. L'aspettavo dal 2004.





MARIO MARAZZITI SU CITTADINANZA BAMBINI. UN PASSAGGIO EPOCALE E DI GRANDE CIVILTA’ IL TESTO UNIFICATO DELLA RELATRICE FABBRI APPROVATO STAMATTINA DALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI E CHE ARRIVA IN AULA LA PROSSIMA SETTIMANA. IN DIRITTURA D’ARRIVO UN DISEGNO DI LEGGE CUI MI ONORO DI AVERE LAVORATO DAL 2004, QUANDO NON SE NE PARLAVA ANCORA. ITALIA PIU’ CIVILE E PIU’ SICURA QUANDO C’E’ PIU’ INTEGRAZIONE.






Mario Marazziti, il presidente della Commissione Sociale Affari Sociali della Camera dei deputati è intervenuto stamattina in Commissione Affari Costituzionali, al termine del lavoro condotto dalla relatrice Marilena Fabbri per arrivare al testo unificato che darà all’aula di Montecitorio la possibilità di discutere e approvare per la prima volta nella storia d’Italia la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana da parte di bambini immigrati o figli di immigrati.

“Un grande lavoro, assieme alla relatrice Marilena Fabbri, con cui da più di un anno ho avuto la fortuna di lavorare, e che ha portato a un testo condiviso che ha tenuto conto di 29 proposte di legge diverse. Personalmente è un passaggio molto importante, considerato che il primo disegno di legge per la cittadinanza dei bambini, quando ancora non se ne parlava in Italia, è del 2004. Ed era stato scritto dalla Comunità di Sant’Egidio e dal sottoscritto. Poi ripresentato più volte, fino a questa legislatura, con il testo C. 525.

“Un passo di grande civiltà. Epocale. Riguarda un milione di bambini e minori. Erano 930 mila nel 2011. Circa la metà nati in Italia. Persone che parlano in dialetto, tifano Buffon, Totti e Higuain, ma che finora, anche quando residenti a lungo e maggiorenni, anche quando si laureano sono stati tenuti nel limbo e nella serie B della cittadinanza”.

“Ritengo personalmente che sia un errore non avere lavorato sul testo completo, inclusivo della riforma della legge sulla cittadinanza degli adulti, antiquata e dannosa, così com’è, per il nostro paese, perché da anni sta producendo l’esodo di stranieri inseriti, lungo soggiornanti, che a causa delle difficoltà economiche e del percorso a ostacoli, stanno lasciando il nostro paese. Dovremo porre mano anche a questo, al più presto, perché va contro la sicurezza e la stabilità del Paese perdere gli stranieri più stabilizzati, sui quali, bene o male, c’è stato già un investimento di integrazione. Ma queste sono cose troppo complicate e ragionevoli per i populisti di oggi e chi gli va dietro”.

“Ma è un passaggio straordinario potere avere per la prima volta una legge che crea una generazione-ponte di nuovi italiani fondata su due principi: lo ius soli temperato, cioè il mix tra nascere in Italia e la stabilità della residenza, il progetto di vita familiare in Italia degli immigrati, e il cosidetto “ius culturae”. Chi nasce in Italia da genitori regolari sarà italiano dalla nascita. Chi studia e partecipa al percorso di integrazione nella scula italiana, assieme ai bambini italiani, dai gusti, gli stili di vita dei bambini italiani, sarà italiano reso tale dalla cultura italiana. Il contrario dell’”invasione” e della propagandata “perdita dell’identità nazionale”.

I  requisiti fondanti lo ius culturae, territorialità e cultura e stili di vita, la partecipazione alla vita scolastica, introducono un diritto non più derivato dei minori stessi. Che diventano un elemento di integrazione e spinta all’integrazione anche per i propri genitori. Non c’è dubbio che, in assenza della sistemazione della legge sulla cittadinanza degli adulti occorrerà tenere conto di alcune decine di migliaia di giovani nuovi italiani che hanno finito cicli di studi, si sono diplomati o laureati in Italia, entrati da bambini, che già oggi hanno maturato i requisiti indicati dalla legge in maniera ancora più compiuta.

L’Italia sicuramente diventa più civile. E più sicura, quando aumenta l’integrazione.