Mario Marazziti - Pagina Ufficiale

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venerdì 20 marzo 2015

Lupi, dimissioni, questione antropologica della politica

Intervento Marazziti (Democrazia Solidale, Gruppo PI-CD)
su audizione Ministro Lupi, 20 marzo 2015



La ringrazio per il suo lavoro. La ringrazio per le sue dimissioni. E’ un gesto che restituisce dignità alla politica. Diverso da quello che si aspettano i giustizialisti sommari. E da quello che si aspettano i tanti che, in genere, applicano agli altri regole diverse da quelle che applicano a se stessi.

Noi non siamo tra quelli che si rallegrano, o gioiscono delle dimissioni di un ministro importante. E’ sempre il segno di un disagio. Anche se non ci sono rilievi penali che motivano la sua decisione. E mi dispiace per lei e per la sua famiglia, così colpiti da presunte leggerezze, che non appartengono alla concezione della politica di cui abbiamo bisogno e alla storia profonda da cui lei stesso viene. In questi anni si e' abbassata la soglia degli anticorpi, e tanti comportamenti appaiono normali. Ma, e la scelta delle sue dimissioni lo conferma, per le persone serie, per una Italia bella, vera, a volte non lo sono.



Sono cresciuto, siamo cresciuti ascoltando i racconti in casa su Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, Capo Provvisorio dell’Assemblea Costituente Italiana. Sui suoi cappotti rivoltati: come quello di De Gasperi prima del suo viaggio a New York, che ha permesso il Piano Marshall. E su come quel Capo Provvisorio dello Stato, grande avvocato, uscisse dal Quirinale per comprare i francobolli e spedire le sue lettere.

( Sono cresciuto, siamo cresciuti, molti della mia generazione, nel senso austero della politica di Aldo Moro, e abbiamo visto pero' la trasformazione del grande benessere democratico costruito nel dopoguerra in un’altra idea della vita: più commerciale,  più ostentata, in cui favori, tenore di vita, status diventavano naturali anche per molti rappresentanti della politica, a volte sinonimo, della nuova Italia. In un nuovo mondo dove tutto è consumo, a partire da quello televisivo, che ha cambiato un po’ il cuore dell’Italia e della politica.)

Per questo non ci rallegriamo, non godiamo, come possono alcuni, delle sue dimissioni: sicuramente una scelta dolorosa, sofferta, e una sconfitta. Che però nel momento in cui si consuma, come stamattina, è anche la riaffermazione delle cose giuste, della politica che può essere diversa.

Perché noi crediamo che la politica, la classe dirigente, chi governa, hanno delle responsabilità maggiori.  Può sembrare una concezione antiquata, al tempo degli urli e dei pogrom mediatici – che a volte nascondono solo la rabbia  “masaniello”, di chi lecca i barattoli dal di fuori . Noi crediamo che c'è una funzione esemplare della politica, “la più alta forma di carità”, e per questo di generosità. Una funzione che mentre viene esercitata può attrarre gli altri per una pulizia e una trasparenza e una assenza di interessi personali e un senso del bene comune che conquista, che attrae, che fa sentire sicuri, in buone mani. Una funzione pedagogica lieve, di una pedagogia non insegnata, ma vissuta e che per questo forma, attrae, aiuta un paese ad essere moderno e migliore.

Noi siamo un paese in cui esistono regole molto sofisticate per prevenire arricchimenti personali, per garantire appalti trasparenti. Ma sappiamo che esistono forme sofisticate per aggirare queste regole: lei, da Ministro del Lavori Pubblici, lo sa meglio di tanti di noi e ha lavorato perché l’Italia arrivi all’Expo con grandi opere e con pulizia.

Ma non esistono solo le leggi e non si combatte l’opacità solo o soprattutto con leggi più severe, e con una pulsione insensata, rabbiosa, che chiede sempre,  e per troppi, il carcere. Tanti di quelli che chiedono trasparenza e pene esemplari sono immersi, come in uno specchio, nella stessa visione consumista, edonista, magari con invidia, della vita, come esclusi o marginali. Nella stessa idea del potere, seppure rovesciata.

Non esistono solo le leggi. E la rilevanza penale. Esiste il primato di un “foro interno”, della coscienza, che è, alla fine, l’unico vero argine a qualunque opacità. C’è una “questione antropologica” nella politica che è alla radice della distanza di tanti cittadini, e che rischia di lasciare senza futuro l’Italia, l’Europa, gran parte delle democrazie occidentali. E che non viene risolta solo con leggi più dure, con più carcere, sognando le manette per i potenti. Noi non ci rallegriamo come quanti credono di sentire o di rappresentare la rabbia degli esclusi, o di chi è marginale a questa idea di successo, ma vorrebbe sostituirsi, senza anticorpi, permeabile come è alla stessa smania di protagonismo: toni forti, potere, l'idea, surreale, di essere il primo o i primi nella storia ad essere puri e "puliti": anche senza la consapevolezza di essere dentro la stessa visione, triste, della vita e della politica. e del potere.

Per questo apprezziamo profondamente la sua scelta per il primato del “foro interno”, anche in assenza di rilievi penali. E’ quella che può riavvicinare alla politica tanti e questa politica può, ancora, fare del bene a tanti. Per questo le auguriamo di potere vivere questo primato, di cui il Paese ha bisogno, per molti anni.